All’inizio tutto sembra difficile.
«Come ti chiami?»
Chiede la guida a ognuno e nel rispondere con il proprio nome ci si sente più tranquilli.
Le parole creano un clima amichevole, ma aiutano anche a esplorare l’ambiente. L’udito infatti riesce a cogliere la dimensione della stanza grazie al riverbero della voce, le mani leggono la superficie dando indicazioni sul loro materiale. L’olfatto percepisce subito gli odori di piante, materiali, suppellettili.
Nel buio diventa naturale parlare con i nostri compagni di gruppo, magari conosciuti da pochi minuti.
«Cosa c’è lì davanti?»
«Potreste aspettarmi per piacere?»
«Che meraviglia il profumo dell’erba…»
Le voci acquistano spessore, le onde sonore vibrano nell’aria diventando punti di riferimento per orientarsi. Fanno ritrovare la presenza degli altri.