di Mauro Croci - #leguidesiraccontano

Mauro Croci corre in gara con la sua guidaPossiamo continuare comunque a mantenerci in forma, anche quando un periodo come questo vorrebbe imporci una forma sua.

Una gran bella verità è che si fa prima ad andare incontro agli eventi che il tempo mostra, piuttosto che aspettare troppo a lungo che accada a volte il contrario; e così, intanto, si fa del sano moto. I sedentari magari si fermeranno a quest'ultima affermazione, preferendo continuare a non muoversi; gli altri, ognuno col proprio passo, mi potrebbero seguire per una camminata veloce: oggi iniziamo con una porzione leggera.

Ero solito, fino agli ultimi giorni di febbraio, alzarmi piuttosto presto anche la domenica mattina, per trovarmi con un mio amico e raggiungere poi altri podisti, con cui si condividevano una decina di chilometri, a volte più a volte meno, su percorsi boschivi o sterrati intervallati da tratti su asfalto, da me sinceramente preferiti, benché ami molto immergermi nella quiete rigenerante della natura. Il difficile è vincere la pigrizia che, meno male, abita anche nella casa di ogni saggio sportivo. Sovente torno tardi il sabato sera dopo il mio piacevole impegno come guida alla mostra Dialogo nel Buio, quindi lo sforzo è zittire la vocina che solletica la voglia di restare ancora a letto, credendo di avere il sopravvento su di me; ma no, no, solo una pioggia battente potrebbe indurmi ad ascoltarla, a meno che non sia in programma una corsa importante, spesso lontana dalla mia città. In genere poi, però, sono contento di respirare, durante e dopo la corsa, la sana sensazione che fa percepire una stanchezza diversa, più intensa ma più vera, perché regala generosamente una gran voglia di fare, guardando con maggior entusiasmo alle faccende e agli impegni della domenica pomeriggio e della settimana che sta per iniziare; almeno, a me capita quasi sempre così. Gusto pienamente il pranzo dopo la meritata doccia una volta a casa e, per chi ama il vino come me, eccolo versato per riavvolgere in pochi pensieri i chilometri corsi e, lo ammetto, faticati.

Così volava quasi sempre il mio fine settimana fino alle porte di questa primavera bisestile, che basterebbe definire con questo aggettivo per considerarla foriera di eventi proverbialmente brutti: diceria che, diciamolo pure, per quest'anno ha già ben fatto abbondantemente la propria parte. Ed allora, restrizione dopo restrizione, siamo arrivati ai duecento metri concessi quale distanza massima per allontanarci da casa, un po' come ci raccomandavano i nostri genitori quando eravamo piccoli, ogni qualvolta uscivamo a giocare, da soli o con gli altri. Il mio amico, che è stato un grande regalo della corsa, non abita vicino a me: altro che duecento metri! E così tutti gli altri iscritti alla società sportiva comune. Per me questa cintura intorno a casa dove poter correre è stata da subito molto più stretta, perché mi ha tolto la mia guida, la mano e i passi sincronizzati ai miei, mi ha tolto la possibilità di allenarmi e rilassarmi all'aria aperta, non potendolo fare da solo perché non vedo: anche il più affidabile navigatore, sul miglior dispositivo, non mi aiuterebbe! Quindi il cordino che lega il mio polso a quello della mia guida resta da un mese e mezzo nel cassetto, ma non resta certo chiusa la mia voglia di snocciolare una camminata veloce, adattandomi giocoforza al tapis roulant che, meno male, ho nella veranda di casa, essendo chiusa anche la palestra che era parte del palinsesto dei miei impegni settimanali. Ora i sedentari non mi staranno leggendo da alcune righe, a meno che qualcuno non abbia ordinato un paio di scarpe on line e inizierà appena arriveranno a casa; quelli come me continuano a stancarsi senza necessariamente seguire tabelle rigorose, mentre gli irriducibili, che potrei anche etichettare come "fissati", sono arrivati a correre una mezza maratona avanti e indietro sul balcone! Le videoconferenze il giovedì sera ci fanno incontrare e chiacchierare un po', come quando lo si faceva nel salone della sede societaria, dove non mancava mai una birra fresca o un bicchiere di vino con dei dolci. Allora i salutisti, che magari non corrono, potrebbero convincersi finalmente che sport e attività fisica non escludono certamente la buona tavola e una fetta di peccato di gola.

Questo mi ricorda quando, alla fine di ogni tour a Dialogo nel Buio, accompagno i visitatori nell'ambiente bar, dove ordinano un buon cocktail da sorseggiare sempre al buio, per allenare gusto e olfatto, immaginandone il colore.

Già, quanti podisti ho accompagnato a Dialogo! L'unico scoglio da superare è riuscire a convincerli che sarebbe un'esperienza stimolante provare a correre senza vedere, legati da un cordino e affidandosi solo al rumore dei passi, e arrivare a superare la comprensibile iniziale paura e rigidità.

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