Pubblico e cuoco al termine di un evento di degustzione a Dialogo

Sul Corrriere della Sera di Milano un articolo di Federica Maccotta sugli eventi speciali per il decennale di Dialogo nel Buio 29 marzo 2016

Tutto esaurito. Una, due, tre volte. Le degustazioni «alla cieca» — cioè immersi in un buio totale — organizzate per il decennale di «Dialogo nel Buio», la mostra permanente dell’Istituto dei ciechi di Milano, sono un fenomeno da sold out. Posti terminati con settimane di anticipo per l’incontro di gennaio su luppoli e birra, per quello di febbraio su rum e cioccolato, e anche per «Wine in the dark», l’evento dedicato al vino di giovedì 31 marzo. Per quest’ultimo, su Facebook, ci sono 1.600 «mi interessa». Per venticinque posti.

Ai milanesi il connubio cibo e «nero» piace. Lo dimostrano le ormai classiche cene al buio, sempre in via Vivaio, che si prenotano con mesi di anticipo: oggi si può riservare un tavolo per settembre. Soprattutto, lo confermano questi «assaggi» speciali che il percorso sensoriale dell’Istituto ha deciso di regalarsi per i festeggiare i dieci anni (compreso il semestre a Expo, con l’installazione dedicata ai mercati da visitare, sempre al buio, a Palazzo Italia) e il milione di visitatori. Sono itinerari da affrontare con i cinque sensi: cioccolato da ascoltare quando si spezza, rum da annusare, luppoli da toccare.

Carta vincente dell’operazione è anche il prezzo, che si aggira sui 20-30 euro. La prossima data è fissata per venerdì 15 aprile. Il tema è «Beef and beef», ricette a base di carne della Macelleria Pellegrini; si potrà anche gustare la tipica bresaola, l’unica prodotta nel comune di Milano. La prima buona notizia è che c’è ancora qualche posto (35 euro). La seconda è che si andrà avanti fino a dicembre.

L’appuntamento di maggio potrebbe essere una replica dell’incontro su luppoli e birra, visto il successo. Chi ha già provato, vi dirà che l’esperienza vale l’attesa. Perché se di per sé il cibo è un rito, al buio si trasforma in rituale con regole del tutto nuove per chi può vedere. Per esempio, si impara ad allungare la mano senza alcun riferimento finché non si trova il bicchiere. A sfiorare il cibo nel piatto come fanno i bambini. A spalancare il naso per «sentire» meglio. E, soprattutto, ad accettare un ribaltamento dei ruoli: nel mondo del buio, sono i non vedenti gli unici a muoversi con una sicurezza sorprendente.

Al punto che qualcuno chiede — è successo davvero — se per caso abbiano addosso occhiali a infrarossi per vedere. «Il nostro messaggio non è: chi non vede è un supereroe», spiega Marinella Monachella, che con la sua voce calma guida gli ospiti. «Ma non è nemmeno una persona limitata che non può fare nulla. Gli incontri servono piuttosto ad abbattere barriere, scoprire il valore della diversità.

In un contesto del genere cadono i preconcetti: in primis si ha a che fare con la persona, poi con il cieco». Non è un caso che attorno al tavolo, tra perfetti sconosciuti che non si guardano in faccia per tutto il tempo, il commento più frequente, alla fine, sia: «Mi sembra di conoscervi da sempre». Il video racconto della degustazione di rum e cioccolato e i commenti degli ospiti dell’Istituto dei ciechi di via Vivaio sul sito Federica Maccotta

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